Il meglio di te
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Il meglio di te
Il meglio di te
L'uomo è irragionevole, illogico, egocentrico:
non importa, amalo
Se fai il bene diranno che lo fai per secondi fini egoistici:
non importa, fà il bene.
Se realizzi i tuoi obiettivi, incontrerai chi ti ostacola:
non importa, realizzali.
Il bene che fai forse domani verrà dimenticato:
non importa, fà il bene.
L'onestà e la sincerità ti rendono vulnerabile:
non importa, sii onesto e sincero.
Quello che hai costruito può essere distrutto:
non importa costruisci.
La gente che hai aiutato, forse non te ne sarà grata:
non importa, aiutala.
Dà al mondo il meglio di te, e forse sarai preso a pedate:
non importa, dà il meglio di te.
Madre Teresa di Calcutta
L'uomo è irragionevole, illogico, egocentrico:
non importa, amalo
Se fai il bene diranno che lo fai per secondi fini egoistici:
non importa, fà il bene.
Se realizzi i tuoi obiettivi, incontrerai chi ti ostacola:
non importa, realizzali.
Il bene che fai forse domani verrà dimenticato:
non importa, fà il bene.
L'onestà e la sincerità ti rendono vulnerabile:
non importa, sii onesto e sincero.
Quello che hai costruito può essere distrutto:
non importa costruisci.
La gente che hai aiutato, forse non te ne sarà grata:
non importa, aiutala.
Dà al mondo il meglio di te, e forse sarai preso a pedate:
non importa, dà il meglio di te.
Madre Teresa di Calcutta
Riccardo- Collaboratore attivo senior
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Data d'iscrizione : 15.04.08
Re: Il meglio di te
Vi mando una lettera-poesia di un amico: spero che vi sia gradita:
Lettera a un amico
Mio caro parvìz,
mi è giunta la tua lettera
ed ecco a te, col mio saluto, la risposta:
è grande la tristezza nel mio cuore
quanto quella montagna dov’è la mia città;
per rivederla, da anni e anni ormai
conto i giorni e le notti ad una ad una.
A volte, seduto stanco e immerso nel silenzio
mi ritrovo a pensare:
come sarebbe bello tornare a camminare
lungo le strade della mia città,
in mezzo a quella gente intollerabilmente oppressa
dal peso della vita,
e colmare il mio cuore di quella profonda tristezza
per divenire l’eco della rabbia.
Afflitto
in questo paese lontano:
tutto il suo corpo trasuda estraneità e distacco,
che gelidi e oscuri pugnali si aprono un varco
in fondo al mio cuore che è triste.
Mi torna alla mente il passato
della città, le strade e quella gente
che pur così provata dalla vita
vedi passare disposta al saluto
e dalle labbra pronte a far sbocciare
un germoglio d’amore.
Invece qui, dopo anni ed anni ancora,
il vicino cui porgo il mio saluto,
benché solo una porta ci divida,
non mi risponde affatto, perché sono straniero.
Vedi allora, amico caro,
come lo star lontano dalla patria
turbi la mente fino allo sconcerto.
Sai che sono sposato ormai da anni
con una donna tenera e gentile
che mi ama e che amo.
Ciò nonostante, amico mio,
nel mio animo alberga la tristezza.
Perché da queste parti l’accento ed il colore della pelle
sono l’unico metro di giudizio.
Benché io non sia nero
il mio dolore è proprio come il suo.
Da queste parti l’umanità di un uomo
è affidata soltanto all’apparenza.
E tu che mi sei così caro,
mi hai scritto che vorresti venire in occidente
perché ormai ti riesce insopportabile
dopo essere uscito di prigione, e sono anni,
l’esser di continuo sorvegliato,
ti fa irritare, dici, e ti tortura.
È giusto ciò che scrivi e ti comprendo
ma ricorda, compagno, che non sono da meno le torture
subite dallo spirito, ma anzi ancor peggiori
di quelle che in prigione ti hanno inflitto.
Dopo anni, ahimè, secoli di saccheggio,
l’Occidente,
il “primo mondo”, fatto d’ipocrisia,
non ha fatto parola, neanche una, del suo passato nero,
quando con la violenza della spada, oppure con l’astuzia
ha messo a saccheggio un altro mondo
per poi chiamarlo, falsi, “terzo mondo”.
Non ha detto
che la sua ricchezza smisurata
nell’altrui povertà mette radici.
Amico mio,
simile a sanguisuga è questa cosiddetta civiltà
che ancora succhia e non sarà mai sazia.
Dove dunque saranno riposte le nostre speranze
se non nell’unione e nel lavoro?
Coi neri e con i bianchi l’unione
e con chiunque altro stia soffrendo
nel “primo mondo” o dentro il nostro mondo,
con ogni mio fratello nero e stanco
che porta sulle spalle le ferite
di secoli e secoli di sopportazione
della violenza e umiliazione bianca.
Anche se mi vergogno del mio colore bianco
che è simbolo per lui di crudeltà,
però, fratello nero,
la nostra sofferenza è solo una
e unico il rimedio.
Caro amato parvìz,
ho ancora molte cose a turbare il mio cuore
che vorrei raccontarti,
però la mezzanotte è ormai trascorsa
e la stanchezza è qui e non mi dà tregua;
l’ora del sonno è giunta e mi accingo a dormire.
Forse ciò che sembra impossibile e assurdo
ad occhi aperti
dentro i miei sogni diverrà realtà.
Forse al mattino, spuntando un nuovo giorno,
le catene dell’odio e della differenza
si spezzeranno
e un fiore, germoglierà nei cuori, d’amicizia e d’amore.
Mansour Farahpour
(Iran)
Lettera a un amico
Mio caro parvìz,
mi è giunta la tua lettera
ed ecco a te, col mio saluto, la risposta:
è grande la tristezza nel mio cuore
quanto quella montagna dov’è la mia città;
per rivederla, da anni e anni ormai
conto i giorni e le notti ad una ad una.
A volte, seduto stanco e immerso nel silenzio
mi ritrovo a pensare:
come sarebbe bello tornare a camminare
lungo le strade della mia città,
in mezzo a quella gente intollerabilmente oppressa
dal peso della vita,
e colmare il mio cuore di quella profonda tristezza
per divenire l’eco della rabbia.
Afflitto
in questo paese lontano:
tutto il suo corpo trasuda estraneità e distacco,
che gelidi e oscuri pugnali si aprono un varco
in fondo al mio cuore che è triste.
Mi torna alla mente il passato
della città, le strade e quella gente
che pur così provata dalla vita
vedi passare disposta al saluto
e dalle labbra pronte a far sbocciare
un germoglio d’amore.
Invece qui, dopo anni ed anni ancora,
il vicino cui porgo il mio saluto,
benché solo una porta ci divida,
non mi risponde affatto, perché sono straniero.
Vedi allora, amico caro,
come lo star lontano dalla patria
turbi la mente fino allo sconcerto.
Sai che sono sposato ormai da anni
con una donna tenera e gentile
che mi ama e che amo.
Ciò nonostante, amico mio,
nel mio animo alberga la tristezza.
Perché da queste parti l’accento ed il colore della pelle
sono l’unico metro di giudizio.
Benché io non sia nero
il mio dolore è proprio come il suo.
Da queste parti l’umanità di un uomo
è affidata soltanto all’apparenza.
E tu che mi sei così caro,
mi hai scritto che vorresti venire in occidente
perché ormai ti riesce insopportabile
dopo essere uscito di prigione, e sono anni,
l’esser di continuo sorvegliato,
ti fa irritare, dici, e ti tortura.
È giusto ciò che scrivi e ti comprendo
ma ricorda, compagno, che non sono da meno le torture
subite dallo spirito, ma anzi ancor peggiori
di quelle che in prigione ti hanno inflitto.
Dopo anni, ahimè, secoli di saccheggio,
l’Occidente,
il “primo mondo”, fatto d’ipocrisia,
non ha fatto parola, neanche una, del suo passato nero,
quando con la violenza della spada, oppure con l’astuzia
ha messo a saccheggio un altro mondo
per poi chiamarlo, falsi, “terzo mondo”.
Non ha detto
che la sua ricchezza smisurata
nell’altrui povertà mette radici.
Amico mio,
simile a sanguisuga è questa cosiddetta civiltà
che ancora succhia e non sarà mai sazia.
Dove dunque saranno riposte le nostre speranze
se non nell’unione e nel lavoro?
Coi neri e con i bianchi l’unione
e con chiunque altro stia soffrendo
nel “primo mondo” o dentro il nostro mondo,
con ogni mio fratello nero e stanco
che porta sulle spalle le ferite
di secoli e secoli di sopportazione
della violenza e umiliazione bianca.
Anche se mi vergogno del mio colore bianco
che è simbolo per lui di crudeltà,
però, fratello nero,
la nostra sofferenza è solo una
e unico il rimedio.
Caro amato parvìz,
ho ancora molte cose a turbare il mio cuore
che vorrei raccontarti,
però la mezzanotte è ormai trascorsa
e la stanchezza è qui e non mi dà tregua;
l’ora del sonno è giunta e mi accingo a dormire.
Forse ciò che sembra impossibile e assurdo
ad occhi aperti
dentro i miei sogni diverrà realtà.
Forse al mattino, spuntando un nuovo giorno,
le catene dell’odio e della differenza
si spezzeranno
e un fiore, germoglierà nei cuori, d’amicizia e d’amore.
Mansour Farahpour
(Iran)
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Re: Il meglio di te
PER TE UOMO
& passa tranquillamente tra il rumore e la fretta,e ricorda quanta pace può esserci nel silenzio.& finchè è possibile,senza doverti abbassare,sii in buoni rapporti con tutte le persone.& dì la verità con calma e chiarezza;e ascolta gli altri,anche i noiosi e gli ignoranti;anche loro hanno una storia da raccontare.& evita le persone volgari ed aggressive;esse opprimono lo spirito.Se ti paragoni agli altri,corri il rischio di far crescere in te orgoglio e acredine,perchè sempre ci saranno persone più in basso o più in alto di te.& gioisci dei tuoi risultati così come dei tuoi progetti.& conserva l'interesse per il tuo lavoro,per quanto umile;è ciò che realmente possiedi per cambiare le sorti del tempo.Sii prudente per i tuoi afferi,perchè il mondo è pieno di tranelli.Ma ciò non acciechi la tua capacità di distinguere la virtù;molte persone lottano per grandi ideali,e dovunque la vita è piene di egoismo.& sii te stesso.Sopratutto non fingere negli affetti e neppure sii cinico riguardo all'amore:poichè,a dispetto di tutte le aridità e disillusioni,esso è perenne come l'erba.& accetta benevolmente gli ammaestramenti che derivano dall'età,lasciando con un sorriso sereno le cose della giovinezza.& coltiva la forza dello spirito per difenderti contro l'improvvisa sfortuna. Ma non tormentarti con l'immaginazione.Molte paure nascono dalla stanchezza e dalla solitudine.Al di là di una disciplina morale,sii tranquillo con te stesso.Tu sei un figlio dell'universo,non meno degli alberi e delle stelle;tu hai il diritto ad essere quì.E che ti sia chiaro o no,non vi è dubbio che l'universo ti si stia sciudendo come dovrebbe.& perciò sii in pace con Dio,comunque tu Lo concepisca,e qualunque siano le tue lotte e le tue aspirazioni,conserva la pece con la tua anima pur nella rumorosa confusione della vita.& con tutti i suoi inganni,i lavori ingrati e i sogni infranti,è ancora un mondo stupendo.& fai attenzione,&cerca di essere felice.
trovata nell'antica chiesa di San Paolo-Baltimora datata 1692
& passa tranquillamente tra il rumore e la fretta,e ricorda quanta pace può esserci nel silenzio.& finchè è possibile,senza doverti abbassare,sii in buoni rapporti con tutte le persone.& dì la verità con calma e chiarezza;e ascolta gli altri,anche i noiosi e gli ignoranti;anche loro hanno una storia da raccontare.& evita le persone volgari ed aggressive;esse opprimono lo spirito.Se ti paragoni agli altri,corri il rischio di far crescere in te orgoglio e acredine,perchè sempre ci saranno persone più in basso o più in alto di te.& gioisci dei tuoi risultati così come dei tuoi progetti.& conserva l'interesse per il tuo lavoro,per quanto umile;è ciò che realmente possiedi per cambiare le sorti del tempo.Sii prudente per i tuoi afferi,perchè il mondo è pieno di tranelli.Ma ciò non acciechi la tua capacità di distinguere la virtù;molte persone lottano per grandi ideali,e dovunque la vita è piene di egoismo.& sii te stesso.Sopratutto non fingere negli affetti e neppure sii cinico riguardo all'amore:poichè,a dispetto di tutte le aridità e disillusioni,esso è perenne come l'erba.& accetta benevolmente gli ammaestramenti che derivano dall'età,lasciando con un sorriso sereno le cose della giovinezza.& coltiva la forza dello spirito per difenderti contro l'improvvisa sfortuna. Ma non tormentarti con l'immaginazione.Molte paure nascono dalla stanchezza e dalla solitudine.Al di là di una disciplina morale,sii tranquillo con te stesso.Tu sei un figlio dell'universo,non meno degli alberi e delle stelle;tu hai il diritto ad essere quì.E che ti sia chiaro o no,non vi è dubbio che l'universo ti si stia sciudendo come dovrebbe.& perciò sii in pace con Dio,comunque tu Lo concepisca,e qualunque siano le tue lotte e le tue aspirazioni,conserva la pece con la tua anima pur nella rumorosa confusione della vita.& con tutti i suoi inganni,i lavori ingrati e i sogni infranti,è ancora un mondo stupendo.& fai attenzione,&cerca di essere felice.
trovata nell'antica chiesa di San Paolo-Baltimora datata 1692
stefania- utente
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