13 SETTEMBRE 1956 - VENTOSA
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13 SETTEMBRE 1956 - VENTOSA
Nel 1956 la Ventosa ritornò alla vittoria con il giovane Umberto di Cupata Andreini, nipote del plurivittorioso Asio; il successo però non fu indiscusso. Al contrario il popolo di Rocca vecchia reclamò a lungo per un’ingiustificata anticipazione della corsa (il Palio si disputò giovedì 13 settembre) studiata ad arte - si disse - per non permettere ad Eldo Chelini di parteciparvi, essendo nota la superiorità della sua somara. Quell'anno infatti il Chelini svolgeva il servizio militare a Voghera e aveva richiesto una licenza straordinaria per il 14 settembre in modo da poter correre il Palio con la Torre. Qualcuno informato di ciò, forse per interrompere un dominio che iniziava a risultare antipatico o forse in buona fede, ebbe la brillante idea di anticipare la corsa.
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Dino palla- Collaboratore attivo senior
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Re: 13 SETTEMBRE 1956 - VENTOSA
Per amore di verità va detto che la motivazione ufficiale di questa inusuale anticipazione fu la seguente. Nel pomeriggio del 14 settembre, nella chiesa pievana di San Martino Vescovo, era in programma l'inaugurazione del nuovo altare maggiore, realizzato in marmo. Un’opera voluta e finanziata da don Astutillo in memoria dei suoi genitori, Luigi Pellegrini e Giovanna Ammalati.
Ma ecco la cronaca del Palio nell’articolo pubblicato da Il Telegrafo
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Dino palla- Collaboratore attivo senior
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Re: 13 SETTEMBRE 1956 - VENTOSA
DA ROCCATEDERIGHI - Il Palio vinto dalla Ventosa
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Nel giorno in cui Roccatederighi corre il suo palio, i primi chiarori dell'alba trovano le contrade pavesate di festoni e orifiammi che le squadre operose e insonni dei « tifosi» hanno predisposto nella notte. Alla piazza Mazzini fanno capo quattro delle cinque contrade, ognuna delle quali espone all’entrata il proprio gonfalone e, chi ne ha fatta conquista, le bandiere dei palii già vinti. Dalla piazza Garibaldi, verso la salita delle Due Porte, il bianco-rosso della Torre chiude la policromia dei vessilli.
Pur nella giornata feriale, affluisce un largo stuolo di forestieri e c’è un’aderenza sentita del popolo a questa sua caratteristica manifestazione, con scene singole e collettive di disperato disappunto ma anche di esplodenda esultanza che fa abbracciare e baciare fantini ed orecchiuti sbuffanti destrieri in un assordante squillar di trombe e rullar di tamburi.
Pur nella giornata feriale, affluisce un largo stuolo di forestieri e c’è un’aderenza sentita del popolo a questa sua caratteristica manifestazione, con scene singole e collettive di disperato disappunto ma anche di esplodenda esultanza che fa abbracciare e baciare fantini ed orecchiuti sbuffanti destrieri in un assordante squillar di trombe e rullar di tamburi.
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Ultima modifica di Dino palla il Ven Dic 19, 2008 11:29 am - modificato 1 volta.
Dino palla- Collaboratore attivo senior
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Re: 13 SETTEMBRE 1956 - VENTOSA
Se quest’anno Giove Pluvio ha dimenticato la sua consuetudinaria, umida comparsa, Eolo è intervenuto altezzoso e prepotente fin dal mattino spalancando le prigioni ai suoi venti scatenati. Ne ha però rallentato l’impeto proprio nel momento della corsa, ma, evidentemente, ne aveva ipotecata la giornata ottenendo la vittoria per la sua prediletta: la Ventosa.
Proprio a pochi metri dal traguardo Alceste, il malizioso fantino dei Nobili, più volte vincitore con la sua intramontabile Gigia, si è visto soffiare la vittoria da Umberto, fantino della Ventosa, cavalcante un potente brunello che, domiciliato e residente nel capoluogo del Comune, era stato portato in lizza per dar severa lezione di prestanza e ardimento agli umili confratelli della frazione, che ne hanno dovuta riconoscere l'indiscussa superiorità. Veniva cosi apposto il sigillo all'edizione 1956 dello storico Palio.
Proprio a pochi metri dal traguardo Alceste, il malizioso fantino dei Nobili, più volte vincitore con la sua intramontabile Gigia, si è visto soffiare la vittoria da Umberto, fantino della Ventosa, cavalcante un potente brunello che, domiciliato e residente nel capoluogo del Comune, era stato portato in lizza per dar severa lezione di prestanza e ardimento agli umili confratelli della frazione, che ne hanno dovuta riconoscere l'indiscussa superiorità. Veniva cosi apposto il sigillo all'edizione 1956 dello storico Palio.
Dino palla- Collaboratore attivo senior
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Re: 13 SETTEMBRE 1956 - VENTOSA
oh queste si che erano cronache!!!!!!!!!!!!!!!!!!
"severa lezione di prestanza e ardimento"... mica micio micio bau bau
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Rocco- Collaboratore attivo senior
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Re: 13 SETTEMBRE 1956 - VENTOSA
INFATTI VA LETTA IN QUEL MODO... con voce stentorea e tornante!!
Secondo me è una piccola perla quella cronaca, peccato non ci sia la firma nel pezzo, ma l'inviato ha senz'altro soggiornato un paio di giorni alla Rocca
Secondo me è una piccola perla quella cronaca, peccato non ci sia la firma nel pezzo, ma l'inviato ha senz'altro soggiornato un paio di giorni alla Rocca
Dino palla- Collaboratore attivo senior
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Rocco- Collaboratore attivo senior
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Re: 13 SETTEMBRE 1956 - VENTOSA
il termine "orifiammi" da solo m'ha steso... quando l'ho letto per la prima volta non sapevo cosa fosse, ma ho deciso che ne volevo uno!
Tornando al palio in se.... ma insomma, l'abito di scippare i palii alla Torre ha una lunga tradizione, eh!
Tornando al palio in se.... ma insomma, l'abito di scippare i palii alla Torre ha una lunga tradizione, eh!
Re: 13 SETTEMBRE 1956 - VENTOSA
beh, infatti: proprio ieri Dino ha postato quello del 1980 .....
Rocco- Collaboratore attivo senior
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Re: 13 SETTEMBRE 1956 - VENTOSA
Straordinaria questa cronaca così lontana dal linguaggio attuale. Certo che anche chi leggerà le nostre cronache tra 50 anni potrà sorridere; chissà quanto saranno cambiati allora i modi di esprimersi e di comunicare? Io trovo questa cronaca stupenda, oltre che per il sapore poetico e antico, anche perché certi termini che non si usano comunemente o non si usano proprio più non sono solo a servizio del giornalista che vuole ostentare la propria cultura classica, ma hanno con la loro poesia una capacità figurativa sorprendente. Orifiammi è un termine molto bello. La curiosità mi morde e allora vado sul vocabolario a cercarlo.
Orifiamma: antico stendardo di guerra dei re di Francia, con fiamme rosse in campo d'oro.
Probabilmente il termine orifiammi è sbagliato perché il plurale dovrebbe essere “gli orifiamma”. Era troppo banale e generico chiamarle bandiere, forse ci voleva proprio dire come erano fatte. A proposito, alla Torre che ci sa le bandiere con le fiamme rosse in campo bianco e viceversa come si potrebbero chiamare?
Altro termine suggestivo è “pavesato”. Le contrade pavesate di festoni e orifiammi. Oggi si direbbe in maniera generica le contrade addobbate di bandiere. Invece il poeta dice “le contrade pavesate” e se uno impara il significato di pavese e quindi di pavesato ha davanti un immagine ben precisa che appare come una fotografia di quell'addobbo.
Pavese: In marina è la fila di bandiere piccole appese ad una fune che si tende tra gli alberi di una nave in segno di festa.
E' un termine che descrive bene quell'immagine che permarrà fino agli inizi degli anni '70 quando gli addobbi si facevano ancora con cose semplici come le file di bandierine legate allo spago da parete a parete e soprattutto quelle triangolari di cartoncino colorato spillate al filo, semplici, ma efficaci soprattutto in via Roma e via Trento che sono le vie più ampie e difficili da riempire. Non c'è niente da fare qui il giornalista ha fatto il pittore dipingendoci con la ricchezza di quattro parole un bel quadro degli anni '50...sembra di vederlo.
Orifiamma: antico stendardo di guerra dei re di Francia, con fiamme rosse in campo d'oro.
Probabilmente il termine orifiammi è sbagliato perché il plurale dovrebbe essere “gli orifiamma”. Era troppo banale e generico chiamarle bandiere, forse ci voleva proprio dire come erano fatte. A proposito, alla Torre che ci sa le bandiere con le fiamme rosse in campo bianco e viceversa come si potrebbero chiamare?
Altro termine suggestivo è “pavesato”. Le contrade pavesate di festoni e orifiammi. Oggi si direbbe in maniera generica le contrade addobbate di bandiere. Invece il poeta dice “le contrade pavesate” e se uno impara il significato di pavese e quindi di pavesato ha davanti un immagine ben precisa che appare come una fotografia di quell'addobbo.
Pavese: In marina è la fila di bandiere piccole appese ad una fune che si tende tra gli alberi di una nave in segno di festa.
E' un termine che descrive bene quell'immagine che permarrà fino agli inizi degli anni '70 quando gli addobbi si facevano ancora con cose semplici come le file di bandierine legate allo spago da parete a parete e soprattutto quelle triangolari di cartoncino colorato spillate al filo, semplici, ma efficaci soprattutto in via Roma e via Trento che sono le vie più ampie e difficili da riempire. Non c'è niente da fare qui il giornalista ha fatto il pittore dipingendoci con la ricchezza di quattro parole un bel quadro degli anni '50...sembra di vederlo.
Riccardo- Collaboratore attivo senior
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Re: 13 SETTEMBRE 1956 - VENTOSA
in effetti, Riccardo, secondo wikipedia e altre informazioni reperite sul web, sembra che con orifiamma si intenda la bandiera con due o tre punte sulla parte inferiore.
In realtà l'orifiamma vero e proprio sembra essere solo lo stendardo di un monastero francese, divenuto in seguito bandiera di guerra della Francia, anche il nome pare ricordare più quello che c'era rappresentato (della fiamme dorate appunto) che la sua forma, però in seguito è comunque entrato a far parte della lingua italiana con il significato appunto di "drappo con la parte inferiore a punte"... ed ecco che qui ritornano le bandierine appese sulle strade della Rocca in quegli anni di cui te parlavi: avevano proprio quella forma!
In realtà l'orifiamma vero e proprio sembra essere solo lo stendardo di un monastero francese, divenuto in seguito bandiera di guerra della Francia, anche il nome pare ricordare più quello che c'era rappresentato (della fiamme dorate appunto) che la sua forma, però in seguito è comunque entrato a far parte della lingua italiana con il significato appunto di "drappo con la parte inferiore a punte"... ed ecco che qui ritornano le bandierine appese sulle strade della Rocca in quegli anni di cui te parlavi: avevano proprio quella forma!
Re: 13 SETTEMBRE 1956 - VENTOSA
ORA MI FATE IMPUZZOLI' --- Io vi posto 50 cronache in italiano e voi andagte in estasi per quella del cronista forestiero, fuori dal tempo e dal linguaggio cabarettistico.. BASTA!! Quelle che mancano ve le fate raccontà da lui!!
Dino palla- Collaboratore attivo senior
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Re: 13 SETTEMBRE 1956 - VENTOSA
Interessante questa ricerca. Mi sembra che Wikipedia sia più esaustivo del vocabolario (Passerini Tosi 1969...un po' anzianotto) dal quale ho tratto l'informazione. Infatti dice esattamente il contrario di quello che invece presenta l'immagine pubblicata da Wikipedia, cioè non le fiamme rosse in campo dorato, ma le fiamme dorate in campo rosso. La descrizione del drappo poi è veramente interessante e il senso allegorico conferma questa versione.
Traggo da: http://it.wikipedia.org/wiki/Emblemi_della_Francia
L'orifiamma di Saint-Denis
"Nel Medioevo l'orifiamma dell'abbazia di Saint Denis era lo stendardo francese in tempo di guerra. Dietro questo stendardo si batterono le truppe comunali durante la Battaglia di Bouvines. Conservato nella Basilica di Saint-Denis, veniva prelevato solo in casi di grave minaccia per il Regno.
"L'orifiamma, sottolinea il barone Pinoteau, eminente araldista, era un gonfalone rosso decorato con fiocchi di colore verde o rosso così da ricordare il sangue versato dai martiri"
"L'orifiamma dell'abbazia di Saint- Denis[...]sarebbe stato chiamato così poiché formato da uno stendardo rosso disseminato di fiammelle dorate"
"Lo stendardo reale (da non confondere con l'orifiamma) serve durante la battaglia a dare indicazioni all'esercito in merito alla posizione del sovrano, i suoi successi o le sue sconfitte. Questo stendardo reale, chiamato anche " Vexillum" era "d'azur semé de fleur de lys d'or" (d'azzurro seminato di gigli d'oro)"
(Tratto e tradotto da: Louis Fontaine, "Le sang et la gloire, des hommes et des batailles qui ont fait la France" Editions de Paris, Ulis 2003, p. 28, 44.)"
Si potrebbe vedere di ripresentare come cornice al Palio o anche nei vessilli delle contrade forme di questo tipo, perché sono molto belle e scenografiche ed hanno anche un significato legato a simbolo di unità in caso di battaglia... cioè in caso di Palio.
Riccardo- Collaboratore attivo senior
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Re: 13 SETTEMBRE 1956 - VENTOSA
E chi l'ha detto che sia forestiero? Secondo me da come si esprime sembrerebbe un rocchigiano, un tuo predecessore.Dino palla ha scritto:ORA MI FATE IMPUZZOLI' --- Io vi posto 50 cronache in italiano e voi andagte in estasi per quella del cronista forestiero, fuori dal tempo e dal linguaggio cabarettistico.. BASTA!! Quelle che mancano ve le fate raccontà da lui!!
Riccardo- Collaboratore attivo senior
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Re: 13 SETTEMBRE 1956 - VENTOSA
Scherzi a parte, anch'io sono rimasto sbalordito e compiaciuto da questa piccola pagina dove si mischiano storia, poesia e folklore. E' un piccolo affresco della Rocca anni '50 nella giornata più importante dell'anno.
Il giornalista, al di là dei tempi in cui ha vissuto e scritto, sono portato a credere che fosse uno bravino, certamente cresciuto e istruito nel Ventennio: pavesate, orifiammi, gonfalone, policromia dei vessilli, largo stuolo di forestieri, disperato disappunto ed esplodenda esultanza (notare come aggettivo e sostantivo hanno le stesse iniziali per rafforzare il suono)... è una collana di perle
Il giornalista, al di là dei tempi in cui ha vissuto e scritto, sono portato a credere che fosse uno bravino, certamente cresciuto e istruito nel Ventennio: pavesate, orifiammi, gonfalone, policromia dei vessilli, largo stuolo di forestieri, disperato disappunto ed esplodenda esultanza (notare come aggettivo e sostantivo hanno le stesse iniziali per rafforzare il suono)... è una collana di perle
Ultima modifica di Dino palla il Ven Dic 19, 2008 4:54 pm - modificato 2 volte.
Dino palla- Collaboratore attivo senior
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Re: 13 SETTEMBRE 1956 - VENTOSA
E' una sensazione... quella che sia un forestiero a scrivere. E poi non risultano, all'epoca, corrispondenti del Telegrafo da Roccatederighi. Peritarsi di raccontare i confini delle contrade a discapito di altri spunti di cronaca è da ospiti, non da indigeni. Il non mettere i cognomi sul giornale è un'altra cosa strana. Forse non li sapeva? Boh... Sembra che anche la piovosità di settembre sia più qualcosa di raccontato (dagli organizzatori, dalla gente) che non conosciuto di persona.
Dino palla- Collaboratore attivo senior
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Re: 13 SETTEMBRE 1956 - VENTOSA
Riccardo ha scritto:E chi l'ha detto che sia forestiero? Secondo me da come si esprime sembrerebbe un rocchigiano, un tuo predecessore.Dino palla ha scritto:ORA MI FATE IMPUZZOLI' --- Io vi posto 50 cronache in italiano e voi andagte in estasi per quella del cronista forestiero, fuori dal tempo e dal linguaggio cabarettistico.. BASTA!! Quelle che mancano ve le fate raccontà da lui!!
a me, dalla conclusione dell'articolo, pareva più un subdolo sorbaio!
un potente brunello che, domiciliato e residente nel capoluogo del
Comune, era stato portato in lizza per dar severa lezione di prestanza
e ardimento agli umili confratelli della frazione, che ne hanno dovuta
riconoscere l'indiscussa superiorità.
abbello! macché stai a dì? A quei tempi ce li mangiavamo (magari pe' davvero!) i ciuchi di Roccastrada!
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